O.Wilde, Preface to 'The Picture of Dorian Gray'

The artist is the creator of beautiful things. (...)
Those who find ugly meanings in beautiful things are corrupt without being charming. This is a fault.
Those who find beautiful meanings in beautiful things are the cultivated. For these there is hope.
They are the elect to whom beautiful things mean only Beauty.
There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written, or badly written. That is all. (...)

No artist is ever morbid. The artist can express everything. (...)
All art is at once surface and symbol. Those who go beneath the surface do so at their peril.
Those who read the symbol do so at their peril.
It is the spectator, and not life, that art really mirrors.
Diversity of opinion about a work of art shows that the work is new, complex, and vital.
When critics disagree the artist is in accord with himself...


O. Wilde (1854-1900),
Preface to 'The Picture of Dorian Gray'


Sunday, July 24, 2011

Padre Luigi Maria Monti, Bovisio M.go, 6

I suoi anni a Bovisio


6.
Ma la situazione per Luigi e la sua Compagnia doveva però precipitare di lì a poco a causa della grande tensione che si era venuta a creare in clima politico. Dopo la sconfitta di Novara (39), che aveva decretato la fine della Prima Guerra di Indipendenza, l’Austria instaurò nel Lombardo-Veneto un regime di maggiore vigilanza e durezza per combattere l’agitazione dei patrioti sempre più numerosi. Il governo venne affidato al maresciallo Radetzki che, il 19 luglio 1851, diramò un proclama da Monza con il quale denunciava l’opera dei partiti rivoluzionari e si dichiarava pronto e deciso a stroncare ogni resistenza. I Comuni furono così obbligati a cooperare nel consegnare gli eventuali colpevoli e le autorità competenti non si fecero tanti scrupoli nel mettere al muro i cospiratori, veri o presunti. In queste circostanze, giorni sempre più difficoltosi si preparavano per i patrioti italiani e lo stesso destino della Compagnia dei Frati, più volte denunciata come società segreta, veniva a trovarsi più che mai in pericolo. Ad aggravare questa situazione si aggiunse l’annunciata visita nel Lombardo-Veneto dell’Imperatore Austriaco Francesco Giuseppe (40) prevista per la seconda metà di settembre 1851. Nell’imminenza di questo evento e per accertarsi che ovunque regnasse ordine e tranquillità, il generale Giulay, comandante militare della Lombardia,  intraprese un giro di ispezione nel territorio a lui assegnato. Giunto nei primi di settembre nel Distretto di Barlassina, si informò se in quella zona ci fosse il sospetto di qualche movimento clandestino. Il Commissario gli parlò della Compagnia dei Frati di Bovisio, più volte denunciata come sospetta società segreta ma che la polizia non aveva mai potuto perseguire e disperdere per la netta opposizione del loro sindaco. Data la particolare delicatezza del momento fu dato ordine al Commissario di procedere personalmente all’arresto della Compagnia e di eseguirne l’immediata fucilazione in caso avessero trovato un gruppo con meno di quattro membri.
Domenica 7 settembre 1851 una pattuglia di otto gendarmi giunse verso l’imbrunire a Bovisio e circondò la casa di Luigi dove la Compagnia si era radunata come tutte le sere.  Dopo essere rimasti per un po’ ad ascoltare quello che stava accadendo all’interno, i gendarmi fecero irruzione e arrestarono tutti i presenti. I giovani stavano preparando il necessario per una gita alla Madonna del Monte, sopra Varese, per il giorno seguente. Dovendo partire di buon mattino, gran parte dei compagni avevano deciso di rimanere a casa. Fortunatamente, comunque, erano in tredici e ciò non permise la loro fucilazione. I componenti del gruppo, subito assicurati con delle manette, non opposero resistenza. I gendarmi procedettero poi ad una minuziosa perquisizione in ogni angolo della casa. Molto materiale venne sequestrato:  principalmente testi di musica sacra, di canto liturgico e qualche libro relativo alla vita dei Santi (41). 
Subito per le vie del paese si sparse la voce che stavano portando via i Frati. Gran parte della popolazione accorse con forche e con bastoni gridando il proprio scontento. Per placare quell’ira generale, Giuseppe cercò di tranquillizzare tutti garantendo che sarebbero andati a Desio solamente per dare delle spiegazioni ma che poi sarebbero sicuramente tornati. Rassicurata, la folla rientrò a poco a poco alle proprie case.
Così lo sfortunato gruppo, scortato dalla polizia, proseguì il suo cammino per Desio. Ma quella sera i giovani non rincasarono e l’indomani la popolazione, inquieta e preoccupata, si recò alla casa del parroco cercando di fare irruzione per avere spiegazioni da colui che era da tutti ritenuto il responsabile principale dell’accaduto. Dovette intervenire il sindaco in suo aiuto, promettendo ai cittadini che si sarebbe interessato in prima persona degli eventi e che avrebbe fatto il possibile per far rilasciare i giovani. Ma era troppo tardi. Questa volta gli ordini erano venuti rigidamente dall’alto per cui la giustizia doveva ormai seguire il suo corso.


39. La Battaglia di Novara ebbe luogo il 23 marzo 1849.

40.  L’Imperatore Francesco Giuseppe nacque nel 1830 condusse le sorti dell’impero Austro-Ungarico  dal  1848  al  1916.

41. Fortunatamente i gendarmi non trovarono delle cartucce che Antonio aveva portato a casa dal fronte e che si trovavano in un cassetto molto profondo.

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