O.Wilde, Preface to 'The Picture of Dorian Gray'

The artist is the creator of beautiful things. (...)
Those who find ugly meanings in beautiful things are corrupt without being charming. This is a fault.
Those who find beautiful meanings in beautiful things are the cultivated. For these there is hope.
They are the elect to whom beautiful things mean only Beauty.
There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written, or badly written. That is all. (...)

No artist is ever morbid. The artist can express everything. (...)
All art is at once surface and symbol. Those who go beneath the surface do so at their peril.
Those who read the symbol do so at their peril.
It is the spectator, and not life, that art really mirrors.
Diversity of opinion about a work of art shows that the work is new, complex, and vital.
When critics disagree the artist is in accord with himself...


O. Wilde (1854-1900),
Preface to 'The Picture of Dorian Gray'


Saturday, August 13, 2011

Al lupo, a short story by A.V.M.




                                                         Al lupo!                   
             
                                                                                        by    A.V.M. 




Illustration  by  Petra Probst
   

“Ehi, Tom, smettila! Non ti starai affilando gli artigli sui miei libri?!” urlò Marco precipitandosi verso il salotto. “Ma… a quest’ora non dovevi essere dal veterinario con…”
Giunto nel locale il ragazzo si bloccò allibito, trovandosi all’improvviso di fronte ad un grosso cane grigio. “E tu chi sei? Chi ti ha fatto entrare?” Si guardò intorno.“Uhm… hai trovato la porta d’ingresso aperta, eh? Mia sorella è sempre la solita!” esclamò scrollando il capo. Poi, accarezzando il muso appuntito e malinconico di quella povera bestiola, continuò: “Ohi, ohi amico, mi sembri triste! Hai fame per caso? Su, vieni con me… ti darò qualcosa da mangiare!”
Senza esitare l’animale seguì il ragazzino in cucina. “Ecco qua, questa è la ciotola del mio gatto… bevi un sorso d’acqua! Vediamo se c’è una scatoletta…” disse aprendo il frigorifero. “Uhm… pollo ed anatra con verdure delicate… potrebbe andare?!” Senza ovviamente aspettarsi  una risposta, Marco versò la carne in un piatto di plastica che poi posò sul pavimento. “Piano, mangia senza fretta altrimenti starai male! Sai che sei proprio un bell’esemplare? Dovresti essere un pastore tedesco, come quello dello zio Mauro… beh, tu sei decisamente più bello però! Ti sei perso, vero? Già… e mi chiedo come faremo, visto che non porti un collare con il tuo nome! Aspetta qui, se vuoi. Vado a telefonare alla mamma.”
Il ragazzo non aveva ancora finito di comporre il numero quando, improvvisamente, il silenzio profondo di quel tedioso e lunghissimo pomeriggio fu interrotto da un cupo vocione rauco: “Non sono un cane…”
Marco lasciò cadere di colpo il telefonino e si voltò in preda ad una paura agghiacciante. “Co... cosa?!”
“Oh, non temere, dicevo… Io non sono un cane! Non mi riconosci?”
Tutu… come puoi parlare?!
Marco rigirò in fretta alcune pagine per tornare alle prime illustrazioni della favola: “Bisogna ammettere che con questi tre porcellini tu non ti sei certo comportato bene!”
L’animale, deluso, abbassò lo sguardo. Subito dopo si sentì chiedere timidamente: “E dunque, cosa… cosa saresti mai?”
“Allora… non si vede proprio! Eppure tu sai tutto di me! Ieri sera hai espresso il desiderio di potermi incontrare, rammenti?” disse indicando con una zampa un volume appoggiato sopra al camino.
Il ragazzino prese il libro e rimase stupefatto a fissare le ultime due pagine colorate della sua fiaba preferita. Ma chi poteva averlo aperto in quel punto? Osservò bene e notò subito che proprio lì qualcosa mancava, o meglio… qualcuno! Poi alzò gli occhi ed incredulo osservò il suo misterioso ospite. “Un lupo! Tu… saresti un lupo? La mamma dice che i lupi non esistono più!”  
Nooo?! Uhm… lo dice indubbiamente solo per scacciare le tue paure!”
“Beh, tu sembri così innocuo e triste!” asserì Marco dubbioso.
“Certo, con tutto quello che mi hanno fatto! Sai benissimo, ad esempio, come mi hanno trattato quei tremendi fratelli paffuti! Li ho visti di recente e ne porto ancora i segni: ti assicuro che è stato allucinante! Se ci penso, sento un tale bruciore lì sotto!esclamò la povera bestia accennando significativamente alla sua agile coda.
“Già… ad ogni modo devi sapere che io sono stato creato così! Credimi, dopo quell’avventura ho cercato di essere più buono, tuttavia è stato più forte di me… non ci sono riuscito! Lo so che è difficile da comprendere, ma ci sono dei momenti in cui mi sento terribilmente spinto ad ‘agire’…
“Quindi… è per questo che hai importunato la povera ragazzina col cappuccio rosso?! Potevi almeno evitare di farci un pranzetto, no?!”
“Vedo che tu non mi vuoi affatto capire! Da tante, tante generazioni noi abbiamo cercato di cambiare - e forse un po’ diversi ora lo siamo! – ma, purtroppo, quell’istinto malvagio radicato profondo dentro di noi rimane sempre e qualche volta riaffiora… inoltre, nessuno ci vuole aiutare! Anzi…”
Cosa vorresti dire?”
“Che un po’ avete contribuito anche voi alla nostra perfida fama! Vi abbiamo sentito, sai? ‘Buono o chiamo il lupo…’, ‘Attento che se arriva il lupo malvagio…’”
“Guarda che non siamo tutti uguali… noi!”
Sì… qualcuno di voi ci vuole proteggere, ma credimi… raramente una gabbia è il massimo al quale vorremmo aspirare…”
“Non intendevo quello! Io ti volevo conoscere per capire…”
“Lo so ed è per questo che sono venuto! Sai, voi tutti dovreste rispettare un po’ di più quelli come me, ma fate bene – in ogni caso - a diffidare…
Il lupo si avvicinò al ragazzo e specchiandosi nei suoi ingenui occhi azzurri disse: “Ora devo proprio andare, c’è una nuova favola che mi aspetta e… spero solo di cavarmela decentemente! Comunque, caro Marco, ricordati che nel tuo mondo il vero ‘lupo cattivo’ molto spesso è ingannevole, assume talvolta forme fisiche molto diverse dalle mie e si cela dietro a dei pericoli che voi stessi, quasi sempre, vi andate a cercare…”
“Quale nuova favola? Io le conosco tutte!”
“Uhm… vedo che non mi vuoi ascoltare! Ad ogni modo, tornando a me, mi hanno parlato di sette capretti molto carini e…”
“No!!! Non ti puoi recare da loro!” gridò energicamente il ragazzino.
“No?!”
“Nnno… loro… loro sono… ammalati!
“E tu come fai a saperlo?”
“L’ho letto nella storia! Sì, sì… e sono anche molto infettivi!” rispose risoluto Marco fissando preoccupato la pancia del povero lupo. “Credo che sarebbe meglio se tu cambiassi idea… lo dico solo per il tuo bene, davvero!”
“Peccato… avevo un certo languorino!”
“Beh, se è così io… sì, io ti posso indicare un bellissimo posto dove potresti andare a banchettare. Dammi solo un attimo…”
Con decisione il ragazzo si mise a cercare qualcosa nel libro. “Ecco, ecco qui… questa casa non è poi così distante da quella dei capretti. Guarda un po’… vedi questo tavolo nel salone principale? E’ pieno di leccornie!”
“Sì… che abbondanza!!!”
“Già… ci verrei anch’io se non dovessi studiare per la verifica di domani! Di un po’, ma non sei mai stato lì?”
“Veramente non ricordo…”
“Ebbene, sono sicuro che quando uscirai da quella casa incontrerai anche una cicogna gentile che – stranamente - ti aiuterà! E chissà, forse ti potrai persino ricredere sulla tua stessa rinomata cattiveria!”
All’improvviso squillò il telefono.
“Pronto! Ah, ciao mà! Stai rientrando? Vieni in fretta, più in fretta che puoi! Non sai cosa m’è successo…” disse il giovane girandosi verso il lupo. Ma la sua delusione fu totale. L’animale non c’era più, sembrava sparito!
“Pronto… Marco?! Che fine hai fatto? Cos’hai combinato questa volta?”
“Giuro che era qui! Lupo, lupo! Dove sei?”
Poi i suoi occhi si posarono su quel libro di favole, compagno inseparabile della sua meravigliosa infanzia. Non era più aperto e… c’era qualcosa, qualcosa di strano che si stava muovendo! Guardò meglio e gli ci volle pochissimo per riconoscere un morbido pezzettino di coda grigia che vi stava lentamente scivolando all’interno…

 
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