FESTE E TRADIZIONI :
Storia della Quaresima e del digiuno
by Maria Rosa Bozzato
I profondi mutamenti sociali, avvenuti specialmente negli ultimi decenni, hanno allungato l’ombra del Carnevale ormai su tutto l’anno, disperdendo l’intensità emotiva che accompagnava il passaggio dal Carnevale alla Quaresima, e riducendo il digiuno a necessario rimedio per smaltire i chili di troppo. Ma perché La Quaresima ?
Si parla per la prima volta della Quadrigesima nel 325 al Concilio di Nicea. Quadrigesima o Quaresima perché quaranta è il numero simbolico sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, per prepararsi all’incontro col divino. Infatti per quaranta giorni dura il diluvio universale, per quarant’anni il popolo ebreo vaga nel deserto e infine, per quaranta giorni, sempre nel deserto, Gesù digiuna.
Fin dai primi tempi, pensando al digiuno di Gesù, i Cristiani sentirono il dovere di imitarlo almeno nei giorni che precedono la Pasqua. E i primi Maestri a parlarci del digiuno quaresimale furono S. Girolamo, S. Agostino e il nostro S. Ambrogio.
Si adottò quindi la consuetudine giudaica di posticipare al tramonto del sole l’unico pasto consentito, usanza che nei paesi occidentali durò a lungo, fino a quando il pasto consentito si spostò a mezzogiorno, per esigenze anche lavorative in quanto intercorrevano troppe ore di digiuno ininterrotto e senza riposo.
Anche il grande S. Benedetto, nella sua Regola, lasciò la facoltà agli Abati di decidere come sostenere nelle fatiche giornaliere i monaci che tra preghiera e lavoro avevano una giornata molto lunga. Si permise dapprima un bicchiere di vino prima di compieta e con il tempo anche un boccone di pane, poiché si accorsero che solo il vino poteva nuocere alla salute. E siccome i monaci prendevano tale ristoro durante la lettura della sera, detta “collatio”, ecco nascere da questo piccolo sollievo la parola “colazione”. A questa colazione si aggiunse pian piano anche della frutta e della verdura, sempre in modica quantità, tanto da diventare un piccolo pasto.
Ma anticamente come si presentava la mensa quaresimale? Certo per i poveri la differenza era poca anche perché la loro tavola era comunque poco imbandita; la carne era una rarità e spesso le uova e i latticini servivano per il baratto (lo praticavano in campagna anche i miei nonni fino alla metà degli anni cinquanta). E i ricchi? Sicuramente per loro qualche piccola differenza c’era: innanzi tutto si sostituiva lo strutto con l’olio e spesso con l’aglio e altri aromi. Le verdure potevano comunque essere accompagnate dai farinacei e, anche se la carne non era ammessa, c’era tuttavia il pesce fresco o essiccato che, per misteriose ragioni fondate sulle Sacre Scritture, era ritenuto di magro.
Anche la rivoluzione francese, responsabile della scomparsa di molte tradizioni popolari, non è comunque riuscita a cancellare il rispetto e la devozione che il popolo aveva della Quaresima, tanto che la tradizione del digiuno si è mantenuta con un certo rigore fino a tempi non lontani.
Molte sono anche le abitudini e le tradizioni che ancora si conservano, soprattutto nelle piccole comunità che rubando qualche giorno alla Quaresima allungano o interrompono il periodo di digiuno e penitenza. Digiuno e penitenza che ormai sono pratiche desuete. Forse nella nostra civiltà il vero digiuno sarebbe l’astensione dalla tivù e dal cioccolato. Difficile! Ma dopo qualche sacrificio, anche piccolo, la gioia della Pasqua non esploderebbe in tutta la sua intensità?
Il combattimento fra il Carnevale (metà sinistra del quadro) e la Quaresima (metà destra). Olio su tela, Pieter Bruegel il Vecchio Kunsthistorisches Museum, Vienna |
No comments:
Post a Comment