Happy Birthday Daddy!!!
ANGELO VENTURA
“Tutta una vita”
Il sacrificio del mio caro amico
Natale Lanzani
(1924-1946)
Ai giovani di ogni
futura generazione
Presentazione
Quanto spero e desidero descrivere non è che un semplice e breve riassunto del grande sacrificio del mio carissimo amico Natale, il quale seppe meravigliosamente donare la propria vita come grande testimonianza d’amore ai suoi cari genitori, agli amici e ancora di più alla Patria, nel magico momento della sua più fiorente giovinezza.
Per me ed i miei amici la vita di Natale sarà un indimenticabile ricordo. Ci amammo come fratelli per ben vent’anni durante i quali condividemmo i momenti tristi e quelli felici, situazioni dure ma anche attimi magici che segnarono, in particolare, la nostra adolescenza.
Ma quando la vita maggiormente sembrava sorriderci arrivò la guerra. E così ‘il dissanguamento dei popoli’ ci separò, ed un destino più che mai triste toccò al nostro caro amico.
Ora che la sua presenza non è più materiale, ma solo spirituale non ci rimane che il ricordo indelebile della sua bontà e della sua tragica esperienza umana. E come i grandi eroi vengono onorati con ricompense al valore, io desidero onorarlo con un semplice scritto, la cui intestazione di tre sole parole, “Tutta una Vita” - quella vita che gli è stata strappata - basti a significare tutto. E a non dimenticare.
Angelo Ventura
Bovisio Masciago, primavera 1946
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……. Il giorno 23 gennaio ci fu il funerale. Era mercoledì e la neve cadeva abbastanza fitta ma questo nostro piccolo, grande eroe fu ugualmente accompagnato al Campo Santo da un lungo corteo funebre. Dopo aver chiesto ai compagni di leva di lasciare a noi intimi amici l’onore di un discorso, io stesso mi volli assumere l’incarico di pronunciare le ultime parole di commiato. Perciò dopo l’ultima benedizione impartita al feretro, tra la commozione generale salutai a nome di tutti il nostro caro amico:
“Natale!
Questo tuo caro nome lo imparammo fin dalla più tenera età. Più tardi, frequentando le scuole ci conoscemmo meglio e così diventammo amici inseparabili. Continuammo poi a volerci bene come fratelli trascorrendo insieme gli anni migliori. Dividemmo con te le difficoltà della scuola, il peso del lavoro, giorni tristi e giorni felici. Solo non potemmo dividere con te il peso della lontananza dalla nostra cara Italia, le pene e le sofferenze fisiche e morali della tua lunga prigionia.
Ricordo come se fosse solo ieri quel lontano 23 agosto 1943 quando la Patria ti chiamò ad indossare quella divisa grigioverde che molti tuoi amici e conoscenti già portavano. Dopo appena 15 giorni dalla tua chiamata alle armi, per avvenimenti storici improvvisi, venisti deportato in Germania, quale prigioniero di guerra.
Come tu stesso ci hai recentemente narrato, e più ancora la testimonianza dell’insidiosa malattia che ti procurò la morte ci ha confermato, siamo coscienti che in quella lontana ed inospitabile terra tu abbia sofferto l’incredibile. Ma, anche, tutto ci dice che hai preferito le sofferenze che ti han tolto la vita, piuttosto che affiancarti alla criminalità nazifascista, alla quale più volte fosti invitato ad aderirvi. E da eroe, fedele alla tua idea, con la rassegnazione dei forti e unito a moltissimi altri eroi come te, hai preferito il tormento e le sevizie della prigionia, quello della fame e dell’inganno subìto, fino al sacrificio estremo della vita.
Per noi che ti amiamo e che siamo orgogliosi di te, non rimarrebbe che una sola cosa: vendicarti! Ma ti vendicheremo non secondo gli usi e i costumi nazifascisti e cioè con nuove violenze e spargimento di sangue, ma col farti rivivere in noi col tuo eroismo e la ricchezza del tuo amor patrio per una ricostruzione vera dell’Italia nostra.
Il resto lo lasciamo a Dio, Creatore e Padrone di ogni cosa, Giudice Eterno, perché arrivi Lui con la sua sapiente giustizia a bussare alla porta di chi fu la causa di tanto male.
In questo lembo di terra benedetta permettici di pronunciare ancora il tuo caro nome: Natale!
Dal cielo, che certamente il sacrificio ti ha meritato, veglia e consola i tuoi cari, noi tuoi amici e tutti i tuoi compagni di leva. Noi di te serberemo il più bello e duraturo ricordo. Per noi sei una nuova stella che dall’alto splende e ci indica il nuovo cammino.
Dopo queste mie ultime parole, la sua salma fu tumulata fra i Caduti di Bovisio. A noi rimane di lui un perenne ricordo.
§
“C’è tanta gente che non vuol sentire. E non solo chi non ha
provato, ma anche quelli che hanno patito spesso vogliono
dimenticare. Certo che parlare non è una consolazione,
perché si patisce, però io vorrei che tutto il mondo sapesse.
Io dico che il prigioniero è il prigioniero, in qualsiasi posto.
Siccome non si può mai sapere quello che può succedere,
prego perché Dio non dia a nessuno da soffrire quello che
noi abbiamo sofferto. La guerra è brutta, le prigionie sono
brutte, e bisogna confrontarsi con queste realtà, sapere,
conoscere. Speriamo che la pace continui, ma anche nella
pace credo che ogni persona debba sapere tutto quello che
è successo, e non dimenticare, non dimenticare. Certe cose
non si dovrebbero dimenticare mai.”
Savina Rupel
Da ’Storia di Savina’ di Marco Coslovich
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