O.Wilde, Preface to 'The Picture of Dorian Gray'

The artist is the creator of beautiful things. (...)
Those who find ugly meanings in beautiful things are corrupt without being charming. This is a fault.
Those who find beautiful meanings in beautiful things are the cultivated. For these there is hope.
They are the elect to whom beautiful things mean only Beauty.
There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written, or badly written. That is all. (...)

No artist is ever morbid. The artist can express everything. (...)
All art is at once surface and symbol. Those who go beneath the surface do so at their peril.
Those who read the symbol do so at their peril.
It is the spectator, and not life, that art really mirrors.
Diversity of opinion about a work of art shows that the work is new, complex, and vital.
When critics disagree the artist is in accord with himself...


O. Wilde (1854-1900),
Preface to 'The Picture of Dorian Gray'


Sunday, July 24, 2011

Padre Luigi Maria Monti, Bovisio M.go, I

Padre Luigi Maria Monti






I suoi anni a Bovisio

by  A.V.M

1.

Padre Luigi Maria Monti  venne alla luce in una piccola e modesta casa (1) di Bovisio  il 24 luglio 1825.  Era una calda domenica estiva e, come era consuetudine allora, in quello stesso giorno il piccolo fu portato prima del tramonto nella chiesa di San Pancrazio dove ricevette il battesimo dal viceparroco don Giuseppe Sassi (2).  La sua era già una famiglia numerosa essendo egli l’ottavo figlio di Angelo e Maria Teresa Monti, una coppia di umili contadini dotata di una profonda fede religiosa.
Quando Angelo e Maria Teresa si sposarono nella parrocchia di Bovisio il 10 febbraio 1811 erano molto giovani (3) e, malgrado poveri, colmi di grandi speranze per il futuro.  Allietati ben presto dalla nascita della loro primogenita, Maria Giuseppa, altrettanto presto conobbero, in mezzo alle numerose difficoltà della faticosa vita quotidiana, la sofferenza (4).  Alla nascita di Luigi in famiglia c’erano, infatti, tre sorelle di tredici, undici e sette anni, ed un fratello, Giuseppe Antonio, nato nel 1821. Ma la famiglia era stata già provata duramente da tre gravi lutti: la morte prematura dapprima della loro terzogenita Rosa Maria, nel 1816,  e poi la duplice perdita delle gemelle Maria Carolina e Savina Colomba decedute, a breve distanza l’una dall’altra, nel 1823.
Malgrado queste difficili prove, i dispiaceri e i numerosi problemi giornalieri, Angelo e Maria seppero crescere i propri figli in un clima sereno, permeato d’amore per Dio e per il prossimo.  In particolare il loro esempio di bravi genitori fu fondamentale in famiglia: ogni loro parola seppe sempre essere puntualmente e concretamente sostenuta dalla testimonianza della loro vita.  Inoltre, come parecchie famiglie del tempo (5)  essi erano dei cristiani molto impegnati. Angelo era membro della ormai consolidata confraternita del Sacrissimo Sacramento (6) e ricopriva anche il ruolo di capo coro della parrocchia. Per questo suo incarico egli spesso adunava nella sua casa i confratelli coristi per provare i canti relativi alle varie solennità dell’anno liturgico. Questi incontri influenzarono molto il piccolo Luigi che, ammirato, vide presto nel padre un modello da imitare. Maria Teresa era invece iscritta alla più giovane confraternita della Concezione della Beata Vergine Maria, fondata nel 1771,  che aveva lo scopo di promuovere il culto dell’Immacolata, molto sentito dalla popolazione di Bovisio. E’ probabile che anche Luigi, influenzato dal buon esempio della madre, abbia fatto parte più tardi di questa associazione (7).  La devozione a Maria, che aveva trovato un nuovo impulso grazie alla predicazione entusiasta di grandi santi come San Luigi Maria Grignon de Monfort e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (8),  in quegli anni era concepita come un modo di salvare il mondo, una forma di missionarietà e di carità. Ciò è testimoniato anche dalla conseguente nascita di numerosi ordini religiosi dedicati alla Madonna (9).
In questo fervido clima, Luigi crebbe sull’esempio dei suoi genitori e della sua comunità. Crebbe tra il cortile di casa,  dove gli fu impartita un’educazione semplice, casalinga, di dirittura morale e religiosa, e  la parrocchia, seguendone le abitudini e le tradizioni spirituali consolidate (10).  Proprio tali devozioni popolari venivano rinnovate in quegli anni dal cardinale Carlo Gaetano Gaisruck (11), arcivescovo di Milano, con lo scopo di contrastare l’eccessiva teatralità  legata alla Chiesa e ai riti religiosi. Il  cardinale Gaisruck, pur essendo austriaco, ebbe una grande importanza nella diocesi milanese. Poiché il suo ideale era quello di evangelizzare, egli cercò di spingere i suoi preti sui sentieri dell’apostolato e della missione. Durante il suo mandato si fece promotore dei programmi di studio delle scuole di Stato e delle facoltà teologiche austriache. Il risultato fu un clero colto, fedele alle proprie tradizioni spirituali ma aperto alle scienze profane, capace di dialogare e consigliare i parrocchiani, non solo in campo spirituale, ma anche in quello delle loro diverse attività quotidiane. Un clero in grado, dunque, di stare al fianco dei propri fedeli.  Erano proprio così, per la maggior parte, i preti di allora ed era così anche don Carlo Ciceri (12), il parroco di Bovisio al tempo della nascita e della gioventù di Luigi.


1. La casa in cui nacque Luigi era situata in quella che si potrebbe definire la periferia di allora, nella contrada che al tempo era denominata di San Cristoforo e che oggigiorno corrisponde alla centralissima via Marconi. Era una casa colonica molto piccola e semplice formata da soli due locali, uno al piano terreno e l’altro al primo piano,  che si affacciavano da una parte sulla strada che portava a Desio e dall’altra sull’ampio cortile. Per un miglior utilizzo da parte della famiglia, entrambi i locali furono successivamente divisi a metà così da ricavare due stanze per piano.  Al piano terreno erano situate la cucina, che dava sul cortile, ed un soggiorno con l’officina da ebanista, che si affacciavano sulla strada. Le due stanze del piano superiore erano invece adibite a camere da letto.

2.  Al fonte battesimale i genitori decisero di aggiungere al nome Luigi anche quello di Gaetano, in onore del padrino.
 Arch. Par. Bov.,  reg. nati e battezzati 1816-1827, tavola 78, n. 35: Luigi Gaetano, nato il 24 luglio 1825, alle tre pomeridiane, battezzato lo stesso giorno, prima di sera. Il suo padrino fu Ronchi Gaetano e venne battezzato da don Giuseppe Sassi, vice parroco di Bovisio dal 1823 al 1834.

3.  Angelo Pancrazio Monti aveva 20 anni quando sposò la diciottenne Maria Teresa Monti.  (A. Par. Bov. Reg. 10, n. 60)

4.  Angelo e Maria Teresa ebbero undici figli, tre dei quali morirono in tenerissima età:
                Maria Giuseppa, nata il 16 agosto 1812;
                Angiola Innocente, nata il 13 agosto 1813;
                Rosa Maria, nata il 22 agosto 1816, deceduta ad un solo mese di vita;
                Angiola, nata il 18 novembre 1818;
                Giuseppe Antonio, nato il 31 marzo 1821;
                Maria Carolina, nata il 9 aprile 1823 e deceduta dopo solo due giorni;
                Savina Colomba, nata il 9 aprile 1823 e deceduta a soli tre mesi di vita;
                Luigi Gaetano, nato il 24 luglio 1825;
                Antonio Severo, nato il 9 luglio 1827;
                Maria Luigia, nata il  28 marzo 1830;
                Giuseppe Sem, nato il 20 giugno 1834 e morto soldato in Ungheria nel 1859.

5. Indubbiamente in quel primo Ottocento la fede scandiva la vita della maggioranza degli abitanti di grandi o piccoli paesi come Bovisio: era un tempo in cui i ragazzi imparavano a pregare in casa con i genitori, in cui in ogni casa c’era l’angolo del crocefisso, il quadro della Madonna ed il momento del rosario.  Ed anche la chiesa era ritenuta la vera casa di tutti: uomini e donne si sentivano e vivevano da protagonisti collaborando col proprio parroco che per loro aveva il grande compito di rendere presente il Signore. A quel tempo, inoltre, esistevano numerose confraternite che rivestivano rilevante importanza religiosa e sociale in quanto erano profondamente radicate nel tessuto parrocchiale e, di conseguenza, nella vita familiare. San Carlo le aveva volute in ogni parrocchia con il preciso scopo di far conoscere meglio e praticare l’insegnamento del Vangelo.  Non solo costituivano delle occasioni di educare e di educarsi alla bontà ed alla carità ma il loro intento era anche quello di invitare la comunità a prendere esempio dalla Sacra Famiglia.

6. Essendo stata fondata nel 1723, tale confraternita aveva a quel tempo già più di cento anni.

7. E. Perniola, ‘Luigi Monti, fondatore dei Figli dell’Immacolata Concezione’, Ed. Padre Monti, Saronno, 1983,  pag. 26.

8.   Sant’Alfonso Maria de’ Liguori  (1696-1787), missionario e scrittore popolarissimo, espresse la sua devozione alla Madonna in un celebre libretto intitolato ‘Le Glorie di Maria’ e fu l’autore della canzoncina natalizia ‘Tu scendi dalle Stelle’. Canonizzato nel 1832, fu dichiarato Dottore della Chiesa nel 1871 e patrono dei confessori e moralisti nel 1950.
     San Luigi Maria Grignon de Monfort  (1673-1716), missionario, scrisse l’importante  saggio intitolato ‘Trattato della Vera Devozione a Maria’.  Il manoscritto rimase però nascosto per circa 130 anni e fu ritrovato solo nel 1842. Pubblicato l’anno seguente, divenne subito famoso e fu tradotto in numerose lingue. Ai giorni nostri l’opera è stata riconsiderata da Papa Giovanni Paolo  II  nella sua  lettera  enciclica ‘Redemptoris Mater’ in cui presenta il santo come «testimone e maestro» della spiritualità mariana che conduce a Gesù Cristo e al suo Vangelo.

9. ‘Quando Luigi penserà ad un Istituto religioso sotto la protezione e l’esempio di Maria, non si sentirà solo, ma piuttosto in profonda sintonia con la Chiesa del suo tempo’.  (Ennio Apeciti: ‘Luigi Maria Monti Beato’ , Editrice Monti, Saronno, 2003, pag. 24).

10. La  Messa festiva seguita dalla dottrina cristiana del pomeriggio, dai vesperi e dalla benedizione; la devozione eucaristica; la comunione frequente; la cura della Quaresima; la devozione alla Vergine Maria,  a san Giuseppe e al Sacro Cuore che andavano sempre più crescendo nell’Ottocento.

11. Carlo Gaetano Gaisruck divenne arcivescovo di Milano nel 1818. Austriaco ed illuminato, tentò di riportare la Chiesa sui binari della vera pietà popolare attraverso la catechesi. Il suo richiamo ricorrente a preti e genitori era il catechismo e a tal fine rinnovò profondamente le strutture e la metodologia educativa del Seminario: concentrò gli alunni in tre grandi sedi: San Pietro di Seveso per i ginnasiali, Monza per i liceali e Milano per i teologici.
E’ doveroso ricordare che a quel tempo la Chiesa era divisa tra coloro che erano fedeli alla devozione popolare e i rigoristi clericali (i quali risentivano molto della rigidezza giansenistica causata dalla Rivoluzione).

12.  Don Carlo Ciceri fu parroco di Bovisio per ben 35 anni: dal 1812 al  1848.

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