O.Wilde, Preface to 'The Picture of Dorian Gray'

The artist is the creator of beautiful things. (...)
Those who find ugly meanings in beautiful things are corrupt without being charming. This is a fault.
Those who find beautiful meanings in beautiful things are the cultivated. For these there is hope.
They are the elect to whom beautiful things mean only Beauty.
There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written, or badly written. That is all. (...)

No artist is ever morbid. The artist can express everything. (...)
All art is at once surface and symbol. Those who go beneath the surface do so at their peril.
Those who read the symbol do so at their peril.
It is the spectator, and not life, that art really mirrors.
Diversity of opinion about a work of art shows that the work is new, complex, and vital.
When critics disagree the artist is in accord with himself...


O. Wilde (1854-1900),
Preface to 'The Picture of Dorian Gray'


Friday, February 24, 2012

La Quaresima, Maria Rosa Bozzato


FESTE E TRADIZIONI :
Storia della Quaresima e del digiuno

by  Maria Rosa Bozzato


I profondi mutamenti sociali, avvenuti specialmente negli ultimi decenni, hanno allungato l’ombra del Carnevale ormai su tutto l’anno, disperdendo l’intensità emotiva che accompagnava il passaggio dal Carnevale alla Quaresima, e riducendo il digiuno a necessario rimedio per smaltire i chili di troppo. Ma perché La Quaresima?
Si parla per la prima volta della Quadrigesima nel 325 al Concilio di Nicea. Quadrigesima o Quaresima perché quaranta è il numero simbolico sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, per prepararsi all’incontro col divino. Infatti per quaranta giorni dura il diluvio universale, per quarant’anni il popolo ebreo vaga nel deserto e infine, per quaranta giorni, sempre nel deserto, Gesù digiuna.
Fin dai primi tempi, pensando al digiuno di Gesù, i Cristiani sentirono il dovere di  imitarlo almeno nei giorni che precedono la Pasqua. E i primi Maestri a parlarci del digiuno quaresimale furono S. Girolamo, S. Agostino e il nostro S. Ambrogio.
Si adottò quindi la consuetudine giudaica di posticipare al tramonto del sole l’unico pasto consentito, usanza che nei paesi occidentali durò a lungo, fino a quando il pasto consentito si spostò a mezzogiorno, per esigenze anche lavorative in quanto intercorrevano troppe ore di digiuno  ininterrotto e senza  riposo.
Anche il grande S. Benedetto,  nella sua Regola, lasciò la facoltà agli Abati di decidere come sostenere nelle fatiche giornaliere i monaci che tra preghiera e lavoro avevano una giornata molto lunga. Si permise dapprima un bicchiere di vino prima di compieta e con il tempo anche  un boccone di pane, poiché si accorsero che solo il vino poteva nuocere alla salute. E siccome i monaci prendevano tale  ristoro durante la lettura della sera, detta “collatio”, ecco nascere da  questo piccolo sollievo la parola “colazione”. A questa colazione si aggiunse pian piano anche della frutta e della verdura, sempre in modica quantità, tanto da diventare un piccolo pasto.
Ma anticamente come si presentava la mensa quaresimale?  Certo per i poveri la differenza era poca anche perché la loro tavola era comunque poco imbandita; la carne era una rarità e spesso le uova e i latticini servivano per il baratto (lo praticavano in campagna anche i miei nonni fino alla metà degli anni cinquanta). E i ricchi? Sicuramente per loro qualche piccola differenza c’era: innanzi tutto si sostituiva lo strutto con l’olio e spesso con l’aglio e altri aromi. Le verdure potevano comunque essere accompagnate dai farinacei e, anche se la carne non era ammessa, c’era tuttavia il pesce fresco o essiccato che, per misteriose ragioni fondate sulle Sacre Scritture, era ritenuto di magro.
Anche la rivoluzione francese, responsabile della scomparsa di molte tradizioni popolari, non è comunque riuscita a cancellare il rispetto e la devozione che il popolo aveva della Quaresima, tanto che la tradizione del digiuno si è mantenuta con un certo rigore fino a tempi non lontani.
Molte sono anche le abitudini e le tradizioni che ancora si conservano, soprattutto nelle piccole comunità  che rubando qualche giorno alla Quaresima allungano o interrompono  il periodo di digiuno e penitenza. Digiuno e penitenza che ormai sono pratiche desuete. Forse nella nostra civiltà il vero digiuno sarebbe l’astensione dalla tivù e dal cioccolato. Difficile! Ma dopo qualche sacrificio, anche piccolo,  la gioia della Pasqua non esploderebbe in tutta la sua intensità?


Il combattimento fra il Carnevale (metà sinistra del quadro)
e la Quaresima (metà destra).
Olio su tela,
Pieter Bruegel il Vecchio
Kunsthistorisches Museum, Vienna

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